
Nuovo appuntamento con Energy Talk, il format di Enjoy Energy dedicato alle interviste con diverse figure che lavorano nel mondo dell’energia. Il nostro direttore marketing Daniele Bonfanti ha intavolato un’interessante discussione riguardo alla situazione del fotovoltaico in Italia con Matteo Magnani, Key Account Manager di Sorgenia.
[Daniele Bonfanti] Come sei arrivato a fare il lavoro che fai in Sorgenia?
[Matteo Magnani] Fino ai 25 anni ho studiato al Politecnico di Milano, indirizzo Ingegneria Energetica con successiva specializzazione in Produzione di potenza, un percorso di studi che mi ha consentito di conoscere l’energia e come viene prodotta sotto diversi aspetti.
Sono entrato a far parte di Sorgenia subito dopo la laurea e ho iniziato all’interno del reparto di efficientamento. Ci siamo occupati di relamping e cogenerazione, quindi impianti fotovoltaici. Un ambito che ho trovato stimolante anche dal punto di vista etico. E da lì è partito il percorso di gavetta, una lunga serie di affiancamenti o esecuzione di sopralluoghi, poi sono aumentate le responsabilità e tutto il resto.
Gli investimenti dell’azienda in questo reparto sono stati proporzionali all’interesse che questo tema ha ricevuto in ambito internazionale. E l’importanza che ha raggiunto il tema dell’energia rinnovabile è sotto gli occhi di tutti.
[DB] Cos’è che rende l’approccio di Sorgenia diverso rispetto a quello delle altre aziende al mercato dell’Efficienza energetica?
[MM] Sorgenia ha una grande capacità di anticipare un po’ i tempi e di posizionarsi in maniera opportuna, andando a ricercare segmenti di mercato effettivamente aggredibili, e non presi e poi lasciati da parte nel momento in cui ci si accorge che non ci sono le risorse. C’è sempre stata una crescita organica e misurata per poter raggiungere gradualmente gli obiettivi. Oltre a questo Sorgenia ha una forte componente etica che la contraddistingue rispetto agli altri operatori sul mercato, e questo deriva dalle persone che la compongono e che ci lavorano.
[DB] Non è solo Business, insomma…
[MM] Sì, perché fosse stato solo Business avrebbe di certo preso delle strade diverse, si sarebbe scelto di spingere un po’ di più in alcune fasi del mercato a scapito della cosa che per Sorgenia è fondamentale: il cliente deve essere soddisfatto.
[DB] Sappiamo che si sta vivendo una crisi senza precedenti sul prezzo dell’energia. Come si è potuti arrivare a questo collasso?
[MM] È da ricondursi a una concatenazione di eventi. La crescita dei prezzi della luce e del gas era partita ben prima della guerra in Ucraina, che poi ha fatto esplodere tutto il movimento, la speculazione in borsa e tutto quanto. In realtà la crisi energetica è derivata da diversi fattori e aspetti, fra tutti la pandemia che ha portato una vastissima parte della produzione cinese a trovare delle contrazioni o comunque a rallentare tutta una serie di processi, consegne e spedizioni che insieme ad altri macro-fattori hanno portato poi all’incremento del prezzo energetico e del gas. Quindi, all’inflazione si è aggiunta anche la crisi in Russia. Questa ha accelerato di molto i tempi di quello che si prevedeva, però era un processo già instradato per altri fattori.
Qua chiedo anche a te, quando si fa questo parlare di cosa ha originato la crisi energetica, ci sono mille pareri e mille valutazioni, secondo me i principali sono questi: la crisi pandemica ha portato a dei rallentamenti su tutti i ritmi che già conoscevamo, sull’approvvigionamento delle materie prime, sulle tempistiche di consegna, insomma un aumento dei prezzi generalizzato legato a tanti fattori, tra cui la luce e il gas, e poi i fattori geo-politici hanno accelerato questo processo.
[DB] Credo che abbiano accelerato qualcosa che era già inevitabile succedesse. Tutti questi fenomeni “imprevisti” a cui abbiamo assistito (pandemie, guerre e quant’altro) hanno solo esacerbato qualcosa che era già in divenire (probabilmente sarebbe andato più o meno uguale lo stesso).
[MM] Davanti a un evento così stravolgente come la pandemia, con tutto quello che ha comportato – le chiusure, la contrazione del fatturato delle aziende italiane nel 2020 e poi la ripresa del 2021 – sono cambiati un po’ tutti i paradigmi del mercato.
[DB] La mia impressione è che c’era questo sistema elettrico che stava in piedi su un equilibrio molto precario. Solo che è come la bicicletta: finché va, va avanti. Nel momento in cui si è fermata non aveva nessun tipo di equilibrio di suo. Andava avanti solo per inerzia. Nel momento in cui qualcosa è cambiato sono emerse tutte le fragilità sotto il sistema elettrico… e da qui la prossima domanda: come mai un bel giorno in Italia nel 2022 ci siamo accorti che bruciavamo il gas russo (che non pare essere la fonte energetica più “intelligente”) quando indubbiamente abbiamo il sole, il vento. Com’è possibile che siamo così indietro sulla transizione energetica?
[MM] Siamo indietro, ma non così indietro dal punto di vista dell’Italia come nazione all’interno dell’Europa. Un’espansione delle fonti rinnovabili c’è stata negli ultimi anni, e secondo me è considerevole considerata quella che era la situazione di partenza. Per quanto riguarda questa “epifania” sul fatto che ci siamo svegliati un bel giorno e ci siamo accorti che si dipendeva solo da un approvvigionamento di gas da parte della Russia, è sicuramente vero. È frutto di cattive campagne energetiche che sono state portate avanti in passato, certamente nate da convenienza economica. Ma contare su questa unica origine aveva tutte le controindicazioni sperimentate sulla nostra pelle quando la Russia ha deciso di fare le proprie scelte, però ciò che si è fatto finora non credo sia poco.
Abbiamo un buon punto di partenza e c ’è estremo bisogno di semplificare tutti i procedimenti burocratici per la concessione dei terreni, per le autorizzazioni e sfruttare al massimo tutto il contributo che l’energia naturale nel nostro Paese ha da darci, dal fotovoltaico, all’eolico, passando in misura minore per il geotermico. Sono dell’idea che non ci sia da implementare nulla di particolarmente nuovo né di rivoluzionare il sistema, semplicemente destinare fondi alle rinnovabili: sono la forma energetica più economica e più sostenibile.
Non mi sento di condannare le politiche energetiche che sono state fatte in passato al di fuori di quella folle che è stata trovare l’esclusività di approvvigionamento dalla Russia. Si vedeva il gas russo come la scelta ottimale perché costava poco, perché era sempre disponibile, perché la Russia è sempre stata un grande alleato, però poi la storia ha avuto un diverso corso.

[DB] Anticipavi che una delle cose da risolvere e sistemare per favorire la diffusione sia lo snellimento della burocrazia. Quali sono secondo te le altre criticità attuali per la diffusione della tecnologia fotovoltaica? Cosa dovrebbe fare anche lo Stato per aiutare questa diffusione?
[MM] Sul fotovoltaico residenziale sono stati fatti degli interventi molto importanti: Superbonus, Ecobonus, rimangono delle normative che hanno sicuramente il merito di aver portato il fotovoltaico in Italia e di averlo fatto conoscere a tutti. Il fotovoltaico ha acquisito un risalto nell’immaginario delle persone molto importante anche grazie a queste normative. Quello che lo Stato può fare è stare quanto più vicino a cittadini e imprenditori per agevolarli nell’acquisire e installare impianti fotovoltaici, ma non solo. Per esempio, quanti tetti in fibrocemento o Eternit vediamo, che vengono esclusi dalle valutazioni? Bisognerebbe creare un sistema, un pacchetto integrato di agevolazioni per creare una predisposizione, un terreno fertile allo sviluppo del fotovoltaico. L’ammodernamento degli edifici e delle reti elettriche di stabilimento che spesso sono carenti. Serve agevolare l’installazione del fotovoltaico, ma anche aiutare a porre le basi che sono necessarie a un’installazione.
Oltre a questo, serve un incentivo in più per l’industria italiana, perché sono anni che si fa un gran parlare di crediti d’imposta o di un rinnovo del bando FER… ci sono sempre questi rumors di quello che sta per uscire da un momento all’altro e poi non esce mai. Serve qualcosa che dia una mano agli imprenditori a fare questo tipo di investimento e a valorizzarlo. Infine, il tema delle fonti rinnovabili e del fotovoltaico dovrebbe essere spiegato e incentivato a livello di comunicazione e istruzione. Nelle scuole bisognerebbe iniziare a fare educazione ambientale oltre a educazione civica… insomma educazione energetica. I giovani hanno già dimostrato la voglia di avere un’attenzione particolare a questo tema. Chiedono ai governi, scendono in piazza con Greta Thunberg e lo fanno senza avere un’impostazione didattica a scuola. Secondo me la sostenibilità ambientale sarà il tema della loro generazione, se non lo è già nella nostra. Quindi è giusto che sappiano cosa comportano determinate scelte.
[DB] Anche al di là degli slogan. Sapere di cosa stanno parlando dal punto di vista più tecnico sarebbe utile…
[MM] Esatto, dal punto di vista culturale, secondo me. Fare le riforme è fin troppo facile. Si possono fare manovre economiche ogni anno diverse… però quello che servirebbe davvero è dare un’impostazione alle persone e far capire perché una cosa è importante, che cosa comporta, quali sono i vantaggi al di là di quelli legati al proprio portafoglio.
[DB] Una difficoltà che invece non dipende da criticità del sistema, ma insita nel mercato, è l’approvvigionamento dei materiali. Come mai è diventato così difficile trovare una batteria o un inverter?
[MM] Il primo fattore sicuramente è la ridotta produzione: il mercato fotovoltaico, come tutti sanno, è un mercato Asia-Centered. Quindi, visto che il Covid in Asia è stato vissuto in una determinata maniera, questo ha portato a una riduzione molto importante della produzione dei pannelli fotovoltaici. A questo è da aggiungere la crisi legata ai microchip. Così come è introvabile la Playstation 5 di questi tempi, inizia a essere difficile trovare anche gli inverter per i quali è necessario un centro di controllo. I semiconduttori sono in carenza e ci siamo trovati in questa situazione. Infine, c’è stato un aumento mai registrato prima della domanda di impianti fotovoltaici e di tutti i componenti che lo costituiscono.
[DB] Questa flessione in positivo a tuo avviso è una moda? Una tendenza del momento?
[MM] Si è visto nel fotovoltaico l’unico vero sistema efficace per eliminare o ridurre la dipendenza del consumatore – che sia un domestico o un imprenditore – dalla variabilità dei prezzi di mercato, che sta causando rischi di chiusure da parte delle aziende e povertà nel caso di alcuni cittadini, o comunque difficoltà a pagare le bollette. La “moda” del fotovoltaico sicuramente c’è e non poteva non esserci, perché è l’unico sistema che consente di trovare una via d’uscita: l’auto-produzione, per limitare la dipendenza dal mercato dell’energia. Quello che mi aspetto che succeda è che si troverà un regime, non rimarrà così per sempre, ma non cambierà è la mentalità, il messaggio che è passato da questa crisi. Ovvero: il fotovoltaico è una fonte di energia affidabile e vantaggiosa sia economicamente che ambientalmente parlando.
Le aziende oltre a beneficiare dei vantaggi economici portati dall’impianto fotovoltaico, beneficiano dell’immagine che conferisce. In molti casi è quasi un requisito di lavoro: alcuni fornitori chiedono ai propri clienti di avere un determinato abbattimento delle emissioni di C02. Rimarrà questa consapevolezza: un sistema efficiente, la cui crescita continuerà in maniera più graduale (rispetto a questo periodo di crisi) ma prenderà sempre più piede.
Questo episodio, questo fenomeno ha fatto un po’ da apripista per tutto quello che sarà lo sviluppo della tecnologia in Italia. Non mi aspetto che quando il prezzo delle bollette rientrerà, allora si smetterà di vendere fotovoltaico: si continuerà a farlo perché continuerà a essere conveniente.
[DB] Dicevi che il fotovoltaico è stato visto come l’unico vero sistema che può contrastare l’aumento dei prezzi. Parlando di altre soluzioni di efficienza energetica, quali sono quelle che ritieni più interessanti, più promettenti per il prossimo futuro a livello di tecnologie – anche nuove, allo studio o comunque innovative?
[MM] Anche se in questo ormai di innovativo c’è ben poco, visto che se ne parla da anni, bisognerà affiancare all’impianto fotovoltaico un’elettrificazione dei consumi, sia delle case che delle aziende. Quindi un’Introduzione sempre più diffusa di sistemi di generazione del calore come pompe di calore a funzionamento elettrico.
Anche la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili vedrà un’efficace misura nella diffusione delle auto elettriche su tutto il territorio nazionale. Stando a una recente analisi fatta da una nota società di consulenza, entro il 2030 nel nostro Paese dovrebbero circolare 6 milioni di vetture “alla spina”. Sarà qualcosa di progressivo anche qui, ma un processo inevitabile.
Per quanto riguarda margini di crescita che ci potrebbero essere su tecnologie un po’ più desuete, soprattutto per l’applicazione residenziale e industriale, vedo nel micro-eolico alcuni margini, anche se resta costoso. Sono tecnologie che già esistono, sono brevettate e studiate in questo periodo, però ancora non c’è quella maturità tecnologica che invece ha il fotovoltaico.
Un altro ambito le batterie: le batterie hanno degli spazi di miglioramento enormi. Ogni giorno, ogni mese, sentiamo di nuove possibili tecnologie di accumulo energetico: dalle fuel cell, dallo sviluppo delle batterie al litio e a quelle basate su altri principi di funzionamento. Lì c’è uno studio molto attento e si sta investendo molto in tutte le case di produzione. Da qui ai prossimi cinque anni si raggiungerà un grado di maturità della tecnologia che porterà le batterie a essere sempre più centrali nel contesto energetico italiano.
[DB] Sulle batterie c’è una domanda che magari può essere un po’ “antipatica” ed è quella legata al loro smaltimento. Si stanno diffondendo per le auto elettriche, per le bici elettriche, si diffonderanno come dici per gli impianti fotovoltaici che oggi vengono installati quasi sempre (per il domestico) con un accumulatore. Com’è la situazione per lo smaltimento delle batterie – che è abbastanza rognoso?
[MM] La normativa in Italia ha un sistema abbastanza rigido di gestione di questo tipo di rifiuti speciali, che si tratti sia del silicio derivante dai pannelli fotovoltaici, ma anche del litio proveniente dalle batterie. Tutti e due sono coperti dai vari contributi RAEE per il corretto smaltimento. La normativa c’è, c’è una forte regolamentazione incentrata a minimizzare gli aspetti negativi. Però parlando di una tecnologia che deve ancora raggiungere la sua maturità, parlo anche di questo: è ancora una tecnologia che non è pienamente sostenibile e riciclabile. È uno degli spazi in cui bisognerà migliorare nel futuro. Bisognerà farci i conti, però dal punto di vista della sostenibilità energetica è sempre meglio che bruciare gas…
[DB] … che siamo sicuri che inquina.
[MM] Sicuramente! Per la batteria ci sono dei problemi di dove andare a metterla e come riciclarla e tutto quanto, però quello che ci dice l’intera filiera della vita, utilizzo e morte delle batterie è che il bilancio pende comunque a favore di questa tecnologia per quanto riguarda l’ambiente, rispetto a qualsiasi altra basata sui combustibili fossili.

[DB] Un altro paio di domande per finire: a che punto siamo in Italia con le Comunità Energetiche?
[MM] Dopo un lungo procedimento burocratico siamo verso la definizione di questa normativa. Sorgenia punta molto sulle Comunità Energetiche e da qui ai prossimi cinque anni ha intenzione di aprirne parecchie: si parla di centinaia di comunità. Sarà importante, perché promuove la condivisione dell’energia e la minimizzazione dei costi fissi di realizzazione degli impianti fotovoltaici. Può fare la differenza, per esempio per tutti quei casi in cui ci sono problemi di spazio in copertura su un’utenza, ma grandi disponibilità su un’altra accanto… tutti casi che in passato bloccavano la realizzazione di un impianto fotovoltaico. In futuro porteranno a un sistema ancor più efficiente di un impianto fotovoltaico gestito in autoconsumo.
Penso che ci saranno delle evoluzioni in merito a questa normativa, perché non è ancora ben chiaro come si farà effettivamente a permettere una creazione della Comunità scorrevole e semplice: il tema è mettere d’accordo e mettere insieme diversi soggetti. Creare l’aggregazione e le condizioni contrattuali che consentano a tutti di beneficiarne. Una volta che l’avranno compresa e interiorizzata le aziende e lo Stato, potrebbe avere una bella presa e mandare un messaggio importante su come debba essere interpretata l’energia.
[DB] Il timore è sempre che lo Stato renda la burocrazia attorno alle CE molto complicata, come spesso accade in Italia. Che rischi di frenare lo sviluppo di questa entità nuova complicando la vita a chi vorrebbe metterne a terra una. Se la normativa e la burocrazia dovessero essere più snelle, e da parte delle aziende fornitrici venissero creati dei pacchetti chiari e semplici, allora si può diffondere moltissimo.
[MM] Esatto. La normativa, a differenza di altre, lascia un po’ di spazio all’interpretazione soprattutto in fase di taratura dei vincoli contrattuali della Comunità. Per esempio, si lascia molta apertura su chi debba sostenere l’investimento o sul come debba essere gestita la remunerazione dei singoli soggetti.
Lo Stato dovrà essere capace di monitorare lo sviluppo delle CE e limitare gli aspetti ostativi che potrebbero appesantire i processi. Le aziende dovranno essere brave nel formulare pacchetti efficaci e semplici da capire, che possano essere visti da tutti come un effettivo vantaggio. La CE è uno di quei sistemi incentivanti che, se strutturato bene, può portare vantaggio a tutti e perdita per nessuno. Si tratti di un condominio, di una PA, di un gruppo di industriali, se ben strutturata e ben individuata la REC (Comunità Energetica Rinnovabile ndr) è uno strumento che può portare a un beneficio ben superiore di quello che in precedenza portava lo Scambio sul Posto.
[DB] Sorgenia ha già realizzato qualche REC?
[MM] Sì. Sorgenia è partita dallo sviluppo di una REC sul Comune di Turano Lodigiano. È stata la prima REC realizzata dal gruppo, nonché una delle primissime create in Italia. In questa fase, Sorgenia ha deciso di concentrarsi sul segmento della PA perché concepito come una comunità naturale in cui mettere insieme tanti edifici appartenenti alla PA stessa (sia quelli con buone disponibilità di coperture sia quelli con pessime disponibilità, con tetti malandati e così via) e quindi creare degli impianti fotovoltaici più grossi e meno costosi, in proporzione, ma in grado di soddisfare diverse utenze appartenenti al Comune: la scuola, il Municipio, la palestra, la sede della Protezione Civile… È anche uno strumento per combattere la povertà energetica all’interno di alcuni comuni. Il Comune di Turano Lodigiano, per esempio, ha esteso la REC ad alcune famiglie in situazioni di povertà energetica. Potrebbe diventare una normativa con ripercussioni positive anche sul sociale, è molto interessante.
[DB] Un’ultima domanda: rivolgendosi al lettore che in questo momento ha molta “confusione” in testa, che ha recepito che deve fare un impianto fotovoltaico ma non sa da dove partire e non se ne intende. Cosa deve guardare? Il Mario Rossi che ha deciso di voler fare un impianto fotovoltaico per casa sua o la sua azienda, quali cose più importanti dovrà cercare visto che i preventivi li riceve da tutti e sembra che tutti si siano messi a fare fotovoltaico?
[MM] Bisogna prendere consapevolezza che quello che si sta facendo non è un qualcosa di istantaneo ma che avrà una durata molto lunga nel tempo.
Un impianto fotovoltaico viene realizzato sì oggi, sì adesso perché c’è una situazione “di fretta”, di urgenza, ma non bisogna dimenticare che poi questa opera rimarrà in funzione per 25-30 anni, sul tetto della casa o dell’azienda. È cruciale ragionare bene a chi si affida il lavoro, perché venga realizzato ad opera d’arte e abbia una tenuta affidabile per tutto questo lasso di tempo. Scegliere un soggetto serio, in grado di essere a disposizione del cliente da qui a quando l’impianto fotovoltaico verrà dismesso, a costo di non scegliere l’alternativa più economica (sul mercato adesso si trova di tutto e di più, situazioni ai limiti del truffaldino). Ci sono delle aziende che per tenere i prezzi bassi e cercare a tutti i costi la convenienza dell’intervento risparmiano su cose fondamentali. Occorre affidare i lavori a strutture di cui si è certi. È come fare un investimento su una macchina per certi aspetti: si può scegliere di fare un acquisto guardando solo il prezzo ma poi non ci si deve stupire se quello che ci si porta a casa crea problemi.