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    Eccoci con un nuovo episodio della rubrica Energy Talk!

    Il protagonista di oggi è Marco Verderio, Responsabile B2B e Unconventional Channels Manager di V-ITA Group SpA, società italiana che propone diverse soluzioni per il mercato della micromobilità elettrica. Il nostro direttore marketing Daniele Bonfanti ha indirizzato il focus dell’intervista sul mondo delle e-Bike.

    [Daniele Bonfanti] Partiamo con una domanda personale, per presentarti ai nostri lettori: come ti sei ritrovato a fare il lavoro che fai in V-ITA Group… e cosa fa esattamente un “Unconventional Channels Manager”?

    [Marco Verderio] Come spesso accade sono i casi della vita che si combinano con le relazioni. Conosco da moltissimo tempo il direttore commerciale di V-ITA Group e durante un pranzo in amicizia è nata questa idea.

    Nelle mie ultime esperienze professionali ho sempre lavorato in maniera unconventional. Questa parola racchiude in sé alcuni significati: pensare fuori dagli schemi, intercettare il consumatore al di fuori dei canali tradizionali e utilizzare gli strumenti del side market. Il tutto partendo dalla considerazione che non per forza un “salame lo devo vendere dal salumiere”.

    [DB] V-ITA Group si è sicuramente distinta per un approccio di marketing molto peculiare rispetto alla concorrenza, puntando molto sullo “stile”. È vero? Cos’è che secondo te vi distingue in particolare dai competitor?

    [MV] La tua domanda racchiude già la risposta: in un mercato fatto principalmente da importatori di prodotti cinesi o turchi noi abbiamo voluto “produrre” i nostri prodotti e creare un brand.

    [DB] Magari mi sbaglio, ma mi pare che abbiate più o meno inventato voi le fat bike pieghevoli, che oggi spopolano. È proprio così?

    [MV] Inventate noi direi di no, sarei presuntuoso. Diciamo che siamo stati i primi a lavorare su un preciso posizionamento, a creare un brand e come dicevi tu a dare uno stile ad un segmento che ne aveva decisamente bisogno.

    [DB] Fat a parte… quali sono le tipologie di bici elettriche che “tirano” di più nel nostro Paese, e quali sono le tendenze più in voga?

    [MV] Sicuramente le City Bike, anche se rispetto ai nostri vicini d’oltralpe siamo decisamente lontani anni luce.

    [DB] Le tre cose più importanti quando si deve scegliere una bici elettrica?

    [MV] Direi queste:

    1. Destinazione d’uso: cosa ci devo fare con la bici?
    2. Caratteristiche tecniche: sono davvero funzionali alle mie necessità?
    3. Assistenza.

    [DB] Voi siete tra i principali produttori di monopattini in Italia. Si è parlato parecchio di codice della strada riguardo a questo nuovo mezzo di trasporto, e recentemente è stata modificata la normativa. Tu cosa ne pensi?

    [MV] Qui ti devo correggere, Daniele. I nostri monopattini non sono di produzione italiana, ma vengono importati.

    Penso che una regolamentazione in tal senso fosse doverosa. Tuttavia, credo che il vero tema non sia una questione di regole, ma di cultura.

    Ritengo altresì che si sottovaluti troppo la questione piste ciclabili. Senza un vero piano strutturale per agevolare la mobilità dolce qualsiasi regolamento diventa superfluo.

    [DB] Le bici elettriche sono introvabili! Come mai? Quali sono le principali criticità che mettono in difficoltà tanti produttori in questo periodo?

    [MV] La mancanza di componentistica ha creato questa carenza di prodotto. Covid? Assenza di programmazione? Impreparazione del sistema industria alla crescita del mercato? Difficile dire quali di queste ragioni abbia inciso di più; sicuramente questi tre motivi combinati hanno portato a questa situazione.

    [DB] Chiudiamo con una domanda difficile… Veniamo al “lato oscuro” della bici elettrica! Lo smaltimento delle batterie. È un problema serio o soltanto un argomento dei detrattori? Davvero rende la bici meno ecologica di quello che sembra?

    [MV] Non è mai una questione di “prodotto o materiale”, ma semplicemente una questione di gestione. Le tecnologie per il corretto smaltimento esistono, per le batterie come per ogni genere di materiale. Quello che manca è una visione e una volontà politica, la capacità di programmare e realizzare sistemi. E lasciami dire, quello che davvero manca è la cultura del riciclo. I mezzi ci sarebbero, basterebbe imparare a utilizzarli.

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