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    Caro lettore del blog di Enjoy, torna il nostro format Energy Talk!

    Valentina Erba lavora in Enjoy Energy da un paio d’anni e si occupa di Marketing & Energy Efficiency. Per questo nuovo appuntamento ha intervistato Francesco Ippoliti, titolare dell’azienda agricola L’Olivone di Fara in Sabina che ospiterà gli alberi del Bosco Enjoy: il progetto ecosostenibile in collaborazione con 17tons.

    [Valentina Erba] Francesco, potresti raccontarci brevemente la storia dell’azienda agricola L’Olivone e come è nata la passione per l’agricoltura sostenibile?

    [Francesco Ippoliti] La storia dell’azienda agricola L’Olivone inizia circa 20 anni fa, anche se in famiglia la passione per la terra ci accompagna da generazioni e generazioni. Mio padre era agricoltore come mio nonno (i contadini di una volta). Tra l’altro, mio nonno aveva il mio stesso nome Ippoliti Francesco, così come il trisavolo, emigrato in America ai tempi della costruzione della ferrovia che collegava New York a Miami. Conservo ancora una sua chiave da ferroviere.

    [VE] Hai deciso di convertire l’azienda agricola alla produzione biologica. Quali sono state le ragioni di questa scelta e quali benefici ne prevedi per l’ambiente e per i consumatori?

    [FI] Mio padre, attraverso l’agricoltura convenzionale, ha piantato migliaia di piante da frutto e olivi: attualmente curo gli olivi da loro piantati, ormai quarantenni. Il mio subentro in famiglia significa un passaggio da un’agricoltura convenzionale a una eco-compatibile e biologica: non vengono usati concimi chimici e anticrittogamici. Nel passaggio all’agricoltura biologica viene sperimentato il controllo della mosca attraverso trappole cromotopiche: le piante di pesco vengono abbandonate, perché il loro ecosistema non è ancora pronto a riceverlo, quindi vengono scelte altre piante da frutto, come fichi e albicocche. I grossi vantaggi del passaggio all’agricoltura biologica sono stati: una prima rigenerazione del suolo e una minore esposizione agli agenti chimici, per me e per l’ambiente.

    [VE] È stata una transizione difficile? Quali sono stati i maggiori ostacoli?

    [FI] La maggiore difficoltà nella transizione è stata più che altro psicologica: modificare l’abitudine a trattare in modo convenzionale e il tempo che il terreno ha impiegato per adattarsi (ci son voluti tre, quattro anni). Il coraggio sta nel non ricadere nell’agricoltura convenzionale, anche se inizialmente si raccoglie meno. Ci si rende conto che il terreno si assuefà a tali prodotti chimici. Per concludere la transizione, ci si è spostati su altri tipi di agricoltura, come la permacultura, l’agricoltura sinergica e l’agricoltura sintropica. Vale il detto agricoltura e libertà. Ho partecipato a vari corsi di permacultura e agricoltura sinergica, sperimentando sul mio terreno, facendo esperienza in altre fattorie ed eco-villaggi, che erano avanti su tali argomenti.

    [VE] Quali sono i valori fondamentali che caratterizzano la tua azienda agricola e che ti spingono a intraprendere iniziative come la collaborazione con Enjoy Energy e 17tons?

    [FI] I valori che caratterizzano la mia azienda e mi spingono a intraprendere iniziative come quella di Enjoy Energy e 17tons, sono la condivisione di un progetto che possa migliorare il nostro Pianeta, partendo dalla mia azienda; un modello replicabile da tutti. La libertà di fare agricoltura nei migliori dei modi, per me e per gli altri, la gioia di piantare alberi e la realizzazione di un qualcosa di migliore.

    [VE] Come valuti l’importanza dei progetti di riforestazione, come questo, nel contesto dell’agricoltura sostenibile e della tutela dell’ambiente?

    [FI] L’importanza di questi progetti è determinante per la tutela dell’ambiente.

    [VE] Sappiamo che la tua azienda agricola è anche coinvolta nella formazione e nella creazione di una comunità di giovani. Potresti raccontarci di più su queste belle iniziative?

    [FI] La mia azienda e io, durante e dopo la chiusura per Covid, abbiamo avuto necessità di creare e fare comunità; i valori di condivisione e unità sono stati fondamentali al raggiungimento di tale processo.

    Fare comunità è significato per me anche una crescita personale: infatti, negli ultimi 4 anni con volontari, amici e collaboratori, ci siamo appassionati al progetto e abbiamo capito che mettere insieme le persone giuste fa la differenza: ridurre il cerchio, per creare comunità autosufficienti, per noi essere umani in balia degli eventi.

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